I pannelli solari fotovoltaici li conosciamo tutti e hanno destato un nuovo forte interesse per via degli aumenti di elettricità e gas. Li vediamo installati sui tetti delle case, nei giardini e anche nei terreni agricoli. Possono essere montati anche su balconi e facciate , pannelli fotovoltaici su terrazzo verticali.

Questo grazie al grande interesse e agli investimenti massicci che ci sono stati negli ultimi vent’anni, il tutto trainato dai forti incentivi del cosiddetto “conto energia” che permetteva a coloro che producevano energia elettrica tramite fotovoltaico di avere per 20 anni una remunerazione speciale per ogni kilowatt realizzato. Le cose negli ultimi anni sono un po’ cambiate , gli incentivi sono terminati qualche anno fa, ma il fotovoltaico conviene ancora e soprattutto costa relativamente poco.

Coloro che hanno intenzione di investire in questa tecnologia pulita hanno a disposizione tante soluzioni. Quanto costa un impianto fotovoltaico, quanto si spende per un sistema in grado di produrre energia elettrica per la propria casa e famiglia? È quello che più spesso si domandano gli utenti, oggi cercheremo di capire se ci sia ancora convenienza, quanto spazio dobbiamo avere per montare il sistema è quanto possiamo produrre durante l’anno.

In generale, i prezzi partono da poco meno di €1 al Watt per i modelli più economici e possono superare i €2 al Watt per i modelli di alta qualità.

Inoltre, per un sistema fotovoltaico completo è necessario anche l’acquisto di un inverter, che serve a convertire la corrente continua prodotta dai pannelli in corrente alternata utilizzabile per alimentare gli apparecchi elettrici domestici. I prezzi degli inverter variano a seconda delle caratteristiche e della potenza, possiamo stimare un prezzo compreso tra 0,20 e 0,50 euro per watt, quindi un inverter da 3 Kw, ma in generale si possono trovare modelli a partire da €500.

fotovoltaico costo

Prezzo impianto fotovoltaico

costo pannelli solari: grazie ai moduli cinesi oggi siamo in grado di acquistare un sistema da 3 kW per circa € 6000. In questo importo c’è compresa anche l’installazione, la progettazione, i cavi, le staffe per sostenere i moduli e l’inverter ovvero quell’apparecchio che serve per convertire l’energia elettrica da continua ad alternata , utilizzabile poi nei nostri appartamenti.

Fino a vent’anni fa si spendeva il triplo. Ovviamente un impianto si ripagava bene grazie al conto energia, oggi non è così e per il momento non si ha traccia di un “sesto conto energia“. Ci sono però le detrazioni fiscali del 50% ovvero la metà della spesa impiegata per l’acquisto può essere portata in detrazione 10 anni. Ad esempio se un impianto lo paghiamo € 9000, € 4500 possono essere portate in detrazione, per un importo di € 450 ogni anno.

  1. Fotovoltaico 1 Kw: 2500 euro
  2. Fotovoltaico 2 Kw: 4800 euro
  3. Fotovoltaico 3 Kw: 5800 euro
  4. Fotovoltaico 4 Kw: 7200 euro

Per quanto riguarda il sistema di accumulo, una batteria è necessaria per immagazzinare l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici quando non viene utilizzata immediatamente. I prezzi delle batterie variano a seconda della capacità e della qualità, ma in generale si possono trovare modelli a partire da €1.000.

Esistono diverse opzioni di batterie per sistemi fotovoltaici disponibili sul mercato. Uno dei modelli più popolari è la Tesla Powerwall, che offre una capacità di immagazzinamento di 13,5 kWh e un prezzo di circa €8.000. Questa batteria è progettata per essere utilizzata insieme ai pannelli fotovoltaici e può fornire energia durante le ore di punta o in caso di interruzione dell’alimentazione elettrica.

Un’altra opzione di batteria per sistemi fotovoltaici è quella offerta da Sonnen, un’azienda tedesca leader nel settore. La loro batteria è disponibile in diverse capacità (da 5 a 22 Kwh), con prezzi che partono da 4.500 euro. Altro nome è HUAWEI che ha in catalogo una batteria per sistemi fotovoltaici agli ioni di litio da 5Kwh al prezzo di 3000 euro.

Altri produttori di batterie per fotovoltaico come LG Chem, BYD, Pylontech, per citarne alcuni, offrono anche diverse opzioni di batterie con prezzi e caratteristiche simili a quelli menzionati sopra.

In generale, è importante valutare attentamente le proprie esigenze e le caratteristiche del proprio sistema fotovoltaico prima di scegliere una batteria. È anche importante considerare la durata e la garanzia del prodotto, oltre al supporto e alla assistenza post-vendita offerti dal produttore.

Inoltre, è importante considerare la compatibilità tra la batteria e l’inverter del sistema fotovoltaico. Non tutte le batterie sono compatibili con tutti gli inverter, quindi è importante assicurarsi che la batteria scelta sia compatibile con l’inverter del proprio sistema fotovoltaico.

I prezzi dei sistemi di accumulo variano a seconda delle capacità, delle prestazioni e del produttore, ma in generale si può dire che un sistema di accumulo completo, compreso batteria, inverter e software di gestione dell’energia, può costare da €7,000 a €10,000.

Inoltre, è importante considerare che l’installazione di un sistema di accumulo può richiedere interventi strutturali e l’intervento di professionisti qualificati, quindi è importante considerare anche i costi di installazione e manutenzione nel calcolo del costo totale del sistema.

Quanto produce un impianto fotovoltaico

Dipende ovviamente dalla zona climatica in cui sarà montato. Al Nord Italia un kwP di potenza di un impianto produce circa 1100-1200 kilowatt di energia elettrica l’anno.

Un impianto fotovoltaico a Roma circa 1300 mentre al sud Italia siamo intorno ai 1500..

Dobbiamo subito dire che lo spazio che dobbiamo avere a disposizione per kilowatt è di circa 8 metri quadri. Quindi un sistema da 3 Kwp occupa 25 mq circa. Non deve essere uno spazio qualsiasi ma esposto a sud (sud-est), e non deve presentare ombreggiature. Altrimenti la produzione verrà drasticamente abbassata. I raggi del sole devono colpire in modo perpendicolare un modulo, quindi l’inclinazione in estate sarà di 30 gradi mentre in inverno di 40 gradi perchè il sole è più basso.

Per aumentare la produzione ci sono anche i cosiddetti inseguitori solari, ovvero delle staffe motorizzate che si muovono seguendo l’orbita solare per avere sempre la massima produzione. Ricordiamo che i picchi maggiori di produzione sono quelli che si hanno nei mesi di giugno luglio agosto con la produzione massima concentrata dalle 11.00 alle 15.00.

Conviene ancora installare un impianto

Qualcuno si preoccupa , si sente dire che dopo gli incentivi non abbia più convenienza. Non è così. I prezzi come detto si sono drasticamente abbassati ed il ritorno di investimento c’è dopo circa otto – nove anni. Questo perché le detrazioni fiscali permettono di abbattere notevolmente la spesa, abbiamo poi a disposizione il cosiddetto scambio sul posto. Un sistema del Gse, gestore dei servizi energetici, che permettere di vendere l’energia prodotta in eccesso durante il giorno, quella che non consumiamo, per avere dei crediti per acquistarla durante la notte.

Il problema che il rapporto l’acquisto e la spesa è un po’ sbilanciato, nel senso che acquistiamo a uno e ce la pagano la metà. Dobbiamo quindi essere virtuosi cercare di sprecare, o meglio consumare, tutta l’energia elettrica prodotta durante il giorno a meno che non pensiamo al fotovoltaico ad accumulo con batterie che stoccano l’energia prodotta.. Quindi lavatrici, lavastoviglie e altri apparati elettrici affamati  di corrente vanno utilizzati quando stiamo producendo energia elettrica, ovvero durante le ore di sole. Possiamo considerare anche di installare elementi a pompa di calore, ad esempio i condizionatori, per scaldare la casa alimentati con elettricità.

Cosa fare dell’ energia prodotta che non si consuma

Lo scambio su posto rimborsa i consumi nelle fasce orarie della giornata dove l’impianto non produce.  Lo scambio sul posto può essere considerato come una sorta di batteria virtuale, dove si viene pagati per l’energia che viene “scambiata” con la rete.

Come funziona lo Scambio sul Posto

Facciamo un esempio pratico prendendo un impianto “X” che in un mese genera 500 kWh, dove di questi 100 kWh vengono consumati dalla casa, il tipico “autoconsumo”. Durante le ore del giorno, quando l’impianto sta producendo, il proprietario usa la lavatrice, la lavastoviglie, ha il frigorifero acceso e diversi elettrodomestici collegati, e questi usano in un mese 100 kWh dei 500 kWh generativa fotovoltaico. I 400 kWh che non vengono consumati vengono immessi in rete come eccesso.

L’impianto, ovviamente, non funziona la mattina presto dopo il tramonto e in queste fasce orarie, vuoi per il forno la sera, o per il condizionatore nelle calde notti estive, la casa nell’intero mese preleva circa 150 kWh per compensare la mancata produzione. Questa energia, che non viene prodotta dall’impianto e che quindi non è gratis, viene acquistata al prezzo prestabilito dal contratto con il fornitore.

Poniamo che un utente abbia un contratto bloccato a 0.20 euro / kWh: per quei 150 kWh spenderà 30 euro di materia prima necessaria a soddisfare le esigenze della casa durante le ore notturne.

Qui entra in gioco lo scambio sul posto: avendo immesso durante tutto il mese in rete 400 kWh, i 150 kWh che si riprende in un secondo momento vengono considerati energia di scambio, e il GSE li pagherà. Quanto? Dipende dal prezzo dell’energia sul mercato all’ingrosso, e nella situazione in cui siamo il prezzo è alto ma negli anni passati era molto più basso. Il calcolo esatto per quantificare lo scambio sul posto, che viene erogato annualmente, è molto complesso ma possiamo ipotizzare per quest’anno una media di 0.3 euro al kWh.

Quei 150 kWh “scambiati”, che noi abbiamo pagato 30 euro al gestore forti della nostra tariffa bloccata ancora competitiva, ci verranno ri-pagati 45 euro. Siamo in un periodo molto particolare, dove il costo dell’energia così alto rappresenta un vantaggio per chi produce, ma non è sempre stato così: spesso ci si trova in una situazione di quasi parità o di leggero svantaggio.

Cambia comunque poco: lo scambio sul posto è praticamente una sorta di batteria con un rendimento oggi vicino al 100%, e fino a quando esisterà come incentivo (teoricamente ancora qualche anno) la situazione non cambierà.

 

Manca all’appello ancora una quota di energia, quella che non abbiamo scambiato e non abbiamo consumato: sono 250 kWh, e l’utente può scegliere cosa farne. Siamo davanti ad una eccedenza che è anche lei valorizzata ad un valore prossimo al PUN (Prezzo Unico Nazionale medio), e ogni 31 gennaio si può scegliere se richiedere il rimborso delle eccedenze ogni anno oppure accantonarle per gli anni successivi usandole per lo scambio.

Chi deciderà per il rimborso, trattandosi di guadagno e non di scambio, dovrà inserire questa quota nella dichiarazione dei redditi perché viene tassata. Anche il RID, in questi mesi di prezzi “alti”, rappresenta per chi ha un impianto fotovoltaico, e quindi è un produttore, una piccola somma che aiuta ad ammortizzare velocemente il costo dell’impianto stesso.

Questo è quanto succede a chi oggi realizza un impianto senza batteria agganciato alla rete e registrato al GSE: non si deve troppo preoccupare dell’energia che consuma la notte, quando l’impianto non produce, perché anche se la pagherà nella bolletta bimestrale una volta all’anno arriverà il rimborso del GSE che andrà a compensare la spesa, parte o tutta. Lo scambio sul posto, meglio premetterlo, non è accessibile a chi ha fatto un sistema sfruttando il 110%.

Fotovoltaico con batterie

Cosa succede se decidiamo di comprare una batteria per l’impianto “X”? Un sistema ben dimensionato, in una buona posizione e con una batteria da 10 kWh nel corso di un anno intero avrà gestito circa 3200 kWh. La batteria si è caricata e scaricata quasi completamente ogni giorno, facendo il lavoro per cui è stata installata.

Quei 3200 kWh sono energia che la casa ha preso dalla batteria, e che senza batteria avrebbe preso dalla rete ad una tariffa di 0.20 € / kWh: la spesa per acquistare quei 3200 kWh sarebbe stata di 640 euro.

Come abbiamo detto esiste lo scambio su posto: quei 3200 kWh che possiamo comprare dal nostro gestore sono “scambio” e ci verranno poi ripagati.
In realtà non ci verranno ripagati 3200 kWh, ma ci verranno ripagati 3500 kWh per un semplice motivo: quei 3200 kWh che la batteria ha gestito, sono il risultato di una perdita del processo di stoccaggio. L’accumulo si mangia solitamente dal 10% al 15%, e quindi se l’impianto ha prodotto 3500 kWh circa 300 kWh sono andati persi in dissipazione durante la conversione, e solo 3200 kWh sono rimasti nelle celle al litio.

Senza batteria avremmo immesso in rete 3500 kWh.

Volendo essere conservatori, e ipotizzando come prezzo di scambio sul posto 0.15 euro al kWh (ora sono molti di più) quei 3500 kWh che abbiamo immesso ci verranno pagati 525 euro.

Come abbiamo scritto la cifra del rimborso è variabile e dipende dal prezzo dell’energia: ad agosto 2022 il GSE ha pagato circa 0.5 euro al kWh e a settembre circa 0.4 euro al kWh, ma negli scorsi anni i prezzi erano molto più bassi. Oggi non c’è dubbio tuttavia che, a chi ha un contratto con un prezzo bloccato e il prezzo di acquisto è conveniente, ci sono solo vantaggi (economici) ad immettere in rete rispetto ad accumulare in casa.
Torniamo alla batteria: la presenza della batteria in casa ci ha evitato di comprare energia nelle ore notturne, energia che avremmo pagato 640 euro, ma ci ha anche impedito di essere rimborsati di 525 euro perché quella energia avremmo potuta immetterla in rete. 525 euro che, come abbiamo scritto, è un dato conservativo e variabile.
In pratica, sull’intero anno, la batteria ci ha portato a un risparmio di 115 euro: con la batteria i 3200 kWh non ci costano nulla, ma con lo scambio sul posto ci sarebbero costati solo 640 euro con 525 euro di rimborso, 115 euro.

Una batteria da 10 kWh oggi, con le opportune detrazioni, costa circa 4500 euro, e calcolando un risparmio di 115 euro l’anno servono 39 anni per rientrare dell’investimento. Anche se avessimo risparmiato grazie alla batteria 200 euro all’anno la batteria si sarebbe ripagata alla scadenza del rendimento garantito, 20 anni circa.

Una batteria oggi non si ammortizza. Oggi l’accumulo è inutile: lo dicono i numeri. Lo sarà fino a quando ci sarà lo scambio sul posto, che doveva essere abolito ma che verrà pare progressivamente ridotto nella platea di beneficiari a partire dal 2024. Per chi sta facendo impianti oggi, tuttavia, pare che resterà un periodo sufficiente ad ammortizzare almeno il costo dell’impianto. Oggi non è possibile sapere cosa succederà tra 3 anni, ma sicuramente l’energia immessa in rete verrà pagata in qualche modo, che siano le comunità energetiche o un’altra forma di incentivo ci sarà sempre un ritorno per chi produce e distribuisce in rete.

Impianto solare termico

Insieme alla produzione di energia elettrica possiamo anche realizzare acqua calda. In questo caso si usa un collettore solare termico, differente rispetto ai moduli fotovoltaici. Li distinguiamo perché sono diversi, e poi perché troviamo sempre un serbatoio vicino a loro. Questo serve per stoccare l’acqua prodotta e per mantenerla calda grazie ad un sistema di coibentazione interna. L’acqua calda può essere utilizzata per le docce, per i lavandini, ma anche per riscaldare casa attraverso un sistema di riscaldamento a pavimento, pannelli radianti. Ci sono vari tipi di tecnologie legate al solare termico, quelli a pannelli piani, sottovuoto (heatpipe) più efficienti ma che costano di più, in grado di avere acqua calda anche durante le ore invernali.

Quale marca scegliere

I moduli cinesi hanno invaso il mondo, sono efficienti e costano poco. Ci sono però due marche che si distinguono dalle altre per il rendimento dei pannelli fotovoltaici, sono Sun Power e Panasonic. La prima americana la seconda giapponese. Hanno rendimenti che arrivano anche al 21% contro il 16 – 17 degli altri. Ciao significa che produrremo più energia elettrica. Ovviamente i moduli costano di piú, ma sono anche durevoli nel tempo.

Quanto dura un impianto fotovoltaico

potrebbe durare tranquillamente decenni, le case garantiscono solitamente 20 anni di produzione al termine del quale si degrada del 20%. Ovvero tra 20 i pannelli continuano a funzionare ma abbassano le loro prestazioni. Poco male, abbiamo ancora tranquillamente altri decenni davanti. Ci sono impianti montati negli anni 80 che ancora funzionano, parliamo quindi di 40 anni fa o giú di li’.